Esiste una pratica, oggi molto diffusa, che interessa sempre più i punti vendita, destando la preoccupazione crescente dei rispettivi titolari: ovvero quella dello “showrooming”, che significa entrare in un negozio, guardare, provare, valutare, esaminare un certo capo, per poi comprarlo online perché costa meno, spesso anche seduta stante.
Certo non si può dire che dal punto di vista etico sia il massimo della correttezza, anzi, tutt’altro…Ma come sempre, è importante ricordare che da ogni momento di crisi può sorgere un nuovo inizio. I momenti di difficoltà, di cambiamento, di destabilizzazione devono essere colti come degli sproni ad andare avanti, migliorarsi, rinnovarsi se necessario.
Così è anche in relazione al fenomeno dello showrooming, legato a quello più vasto e globale dell’avvento della rete, tanto che risulta impensabile oggi come oggi di poter tornare in qualche modo indietro. E allora andiamo avanti, come sempre. Cerchiamo di valutare quali opportunità ci offre questo nuovo scenario, e come possiamo sfruttarli. Cerchiamo di creare un valore aggiunto, legato al punto vendita, in grado di “contrastare” il potere dell’e-commerce, anzi, ancora meglio, di servirsene a proprio vantaggio. E’ il cosiddetto “reverse showrooming”.
Le misure che si possono adottare in tal senso sono diverse, eccone alcune:
- Prevedere la presenza del punto vendita sui social: un aspetto fondamentale della comunicazione è infatti quello di instaurare una relazione costante con la clientela sul territorio, acquisendo autorevolezza tramite il monitoraggio dei trend del momento per catturare l’attenzione dei consumatori digitali.
- Creare un accesso wi-fi gratuito per chi entra nel negozio, che mostri il sito del punto vendita stesso innanzitutto, e magari anche una App che offra informazioni e sconti per chi effettua degli acquisti da smartphone, battendo sul tempo quindi i siti di e-commerce.
- Predisporre un programma fedeltà per gli utenti: ovvero, per chi compra da smartphone sulla App del negozio o sul suo sito, si può prevedere un programma a punti che spinga il consumatore a proseguire sulla medesima strada, accumulando così ulteriori vantaggi.
- Migliorare la qualità dei personal shopper: sono loro in fondo, sempre e comunque, a fare la differenza, rispetto ad un acquisto effettuato online. Sono loro che possono rendere la shopping experience friendly e divertente, nonché guidata nella giusta maniera, ovvero efficacemente e cortesemente. Occorre quindi fornire il personale di vendita di una formazione adeguata, in modo che possa costituire davvero la differenza.
- Offrire la possibilità del ritiro presso il negozio stesso di quanto si è acquistato in rete, modalità che inizia già a vedersi anche nel nostro Paese.
- Approntare dispositivi di vario tipo che facilitino la shopping experience del cliente, risolvendogli una serie di piccoli “problemi” tipici dei punti vendita, quali ad esempio la coda in cassa, e che riesca in tal modo a fidelizzarlo.
Certo, bisogna applicarsi e studiare tutta una serie di possibili strategie, ancora poco note e sfruttate. Esistono comunque già dei dispositivi di riferimento, come ad esempio iBeacon, sviluppato da Apple, che sfrutta la tecnologia Bluetooth Smart per implementare App e servizi ai clienti.
Ma non c’è altro tempo da perdere! Il presente galoppa veloce e il futuro è già qui, e ad esso sarà bene adeguarsi, cogliendolo in tutte le sue innumerevoli possibilità.