Esiste una pratica, oggi molto diffusa, che interessa sempre più i punti vendita, destando la preoccupazione crescente dei rispettivi titolari: ovvero quella dello “showrooming”, che significa entrare in un negozio, guardare, provare, valutare, esaminare un certo capo, per poi comprarlo online perché costa meno, spesso anche seduta stante.
Certo non si può dire che dal punto di vista etico sia il massimo della correttezza, anzi, tutt’altro…Ma come sempre, è importante ricordare che da ogni momento di crisi può sorgere un nuovo inizio. I momenti di difficoltà, di cambiamento, di destabilizzazione devono essere colti come degli sproni ad andare avanti, migliorarsi, rinnovarsi se necessario.
Così è anche in relazione al fenomeno dello showrooming, legato a quello più vasto e globale dell’avvento della rete, tanto che risulta impensabile oggi come oggi di poter tornare in qualche modo indietro. E allora andiamo avanti, come sempre. Cerchiamo di valutare quali opportunità ci offre questo nuovo scenario, e come possiamo sfruttarli. Cerchiamo di creare un valore aggiunto, legato al punto vendita, in grado di “contrastare” il potere dell’e-commerce, anzi, ancora meglio, di servirsene a proprio vantaggio. E’ il cosiddetto “reverse showrooming”.
Le misure che si possono adottare in tal senso sono diverse, eccone alcune:
- Prevedere la presenza del punto vendita sui social: un aspetto fondamentale della comunicazione è infatti quello di instaurare una relazione costante con la clientela sul territorio, acquisendo autorevolezza tramite il monitoraggio dei trend del momento per catturare l’attenzione dei consumatori digitali.